Formazione permanente Torna Indietro
P20055 Tecnologie informatiche e telematiche e mezzi di ricerca della prova. I limiti posti dalla tutela della libertà, della privacy e dei diritti individuali



Come spesso ci ricordano le cronache di casi politici e giudiziari, la diffusione delle moderne tecnologie informatiche e telematiche ha enormemente accresciuto le possibilità dei tecnici del settore, ma anche dei comuni cittadini, di captare, immagazzinare, elaborare e scambiare dati, informazioni, immagini.
Un tale potenziamento ha naturalmente investito anche l’intera sfera del sapere processuale, incidendo a fondo sia sul versante dei mezzi di ricerca della prova impiegati nella fase delle indagini preliminari, sia sul terreno dei meccanismi di formazione delle prove valide per il dibattimento.

Si pongono perciò interrogativi inediti e questioni nuove, operative e di principio, mentre matura la consapevolezza che solo la legge e il diritto possono salvaguardare libertà e diritti connaturati alla nostra tradizione giuridica e porre limiti ad eccessi ed abusi nell’impiego delle nuove tecnologie.
Nel campo del processo penale gli studiosi e i magistrati sono da tempo impegnati a verificare se, ed in quale misura, le tecniche investigative imperniate sull’informatica e le conoscenze che esse producono possano “confluire” legittimamente nel procedimento e nel processo; come possano “influire” sugli equilibri interni del processo, tra accusa e difesa e tra le diverse fasi del procedimento; come possano “incidere”, in ragione delle esigenze di accertamento e repressione dei reati, sui diritti e sulle prerogative dei diversi attori della vicenda processuale e più in generale di tutti i cittadini.

Si tratta di una vasta riflessione che investe innanzitutto i mezzi di ricerca della prova regolati dalla normativa vigente, i quali, per effetto delle ricordate innovazioni, sono assoggettati a forti tensioni e, in alcuni casi, a vere e proprie torsioni, che rischiano di condurli al di fuori del loro alveo originario.
Al riguardo il corso si propone di focalizzare l’attenzione sulle norme e sugli orientamenti della dottrina e della giurisprudenza in ordine all’impiego dei captatori informatici (i cd. trojan horse), inoculabili materialmente o a distanza nei computer, nei tablet, negli smartphone, e in grado di funzionare come strumenti itineranti di intercettazione.

Verranno anche analizzate, alla luce dei più recenti orientamenti della giurisprudenza, le questioni emerse in relazione alle “varianti informatiche” di mezzi tradizionali di ricerca della prova, come le perquisizioni, le ispezioni, i sequestri, le quali sono state oggetto di interventi legislativi che, in conformità a convenzioni internazionali, ne hanno dettato una specifica disciplina, novellando in più punti i codici.
Un ulteriore terreno di approfondimento sarà costituito dall’analisi delle molteplici tecniche che offrono possibilità investigative non inquadrabili in alcuno schema normativo preesistente e perciò da ricondurre alla categoria delle prove e delle indagini atipiche. Se l’art. 189 c.p.p. – norma riferita alle “prove atipiche” ed evidentemente concepita per il dibattimento – non sembra precludere il ricorso ad “indagini atipiche”, è certo che sul delicato terreno delle indagini ad alto tasso tecnologico l’interprete si muove spesso con la sola bussola dei principi generali del diritto penale sostanziale e processuale e delle norme costituzionali a tutela delle libertà fondamentali.

La riflessione su questi temi sarà condotta con riferimento ad un ampio spettro di strumenti investigativi oggi utilizzabili nel campo della localizzazione e del controllo della mobilità delle persone (videoriprese, sistemi di registrazione del movimento, controllo informatico delle transazioni con vettori o titolari di concessioni stradali, ecc.), e si avvarrà dell’ausilio di tecnici in grado di rappresentarne con chiarezza le modalità di funzionamento e di impiego a fini investigativi e di formazione della prova.

Scopo del corso è in definitiva quello di dar vita ad una riflessione aperta sulle potenzialità e sui rischi delle nuove tecniche e sulle modalità del loro impiego nelle indagini e nei processi. Con la consapevolezza che “tecnologie di captazione” e “tecniche di elusione dei controlli” si sviluppano in parallelo; così che, se è legittimo nutrire preoccupazione per le accresciute potenzialità scrutatrici ed acquisitive delle tecniche informatiche, suscettibili di ledere riservatezza, dignità e libertà delle persone, occorre anche avere presente che spesso solo i nuovi e più sofisticati strumenti sono in grado di penetrare canali “criminali” di comunicazione o di scambio di informazioni utilizzati per la commissione di gravi reati.

Di qui la ricerca di soluzioni equilibrate, nutrite dall’esperienza e rispettose dei principi, in grado di guidare senza sbandamenti il processo di immissione delle nuove tecniche nel procedimento e nel processo penale.


Caratteristiche del corso: 

Area: penale
 

 

Organizzazione: Scuola superiore della magistratura; durata: quattro sessioni (due giorni e mezzo); metodologia: mista (relazioni frontali, dibattito, gruppi di lavoro, eventuale tavola rotonda); numero complessivo dei partecipanti: novanta; composizione della platea: settantacinque magistrati ordinari con funzioni penali e dieci funzionari di polizia (Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di finanza), oltre a cinque avvocati.

Eventuali incompatibilità: saranno postergati rispetto ad ogni altro richiedente coloro che risultino essere stati ammessi al corso P20006

Sede e data del corso: Aula Virtuale Microsoft Teams, 1 ottobre 2020 (apertura lavori ore 09.00) – 2 ottobre 2020 (chiusura lavori ore 17.00).