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P20101 Il procedimento disciplinare: dall’esercizio dell’azione alla pronuncia delle Sezioni Unite



La funzione disciplinare può, in linea generale, definirsi quale attività di controllo ex post sulla deontologia professionale dei magistrati ordinari ed è spesso chiamata ad intervenire, per istanza dei cittadini, essendo riconosciuta a chiunque la possibilità di denuncia disciplinare. È, infatti, insito nel sistema di uno Stato democratico prevedere che all’esercizio di un indispensabile potere o funzione sia correlato un corrispondente sistema di responsabilità a carico di chi la esercita, non potendo discendere dal carattere autonomo e indipendente della magistratura, un principio di irresponsabilità della stessa. Al contempo l’esercizio indipendente della giurisdizione è una condizione indispensabile dell’esistenza stessa della democrazia; di qui l’immediata percezione della complessità e delicatezza del terreno che si intende esplorare, in quanto il potere di accertamento e repressione della violazione degli obblighi e doveri dei magistrati, se da un lato è insostituibile strumento di tutela dei cittadini e di garanzia di correttezza, prestigio e autorevolezza della funzione giurisdizionale, dall’altro potrebbe diventare surrettizio strumento di pressione e pericoloso espediente per interferire sul suo corretto svolgersi, oltre che terreno fertile per l’evolversi di una giurisdizione “difensiva”. Il corso, dopo una rapida ricognizione della giurisprudenza della Sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura e della Corte di cassazione a sezioni unite sulle figure più rilevanti e ricorrenti di illecito disciplinare, intende concentrarsi sui profili processuali del giudizio disciplinare, partendo dal potere d’iniziativa e dalle relative modalità di esercizio da parte dei titolari del medesimo il Procuratore generale della Corte di cassazione e il Ministro di Giustizia, fino ad arrivare all’epilogo eventuale della vicenda di fronte alle Sezioni Unite.

L’analisi inizialmente riguarderà i meccanismi operativi che dal momento della segnalazione/esposto/denuncia conducono all’esercizio eventuale dell’azione, meccanismi che talvolta lambiscono la vita professionale del magistrato senza che l’interessato ne abbia alcuna contezza o che invece si concretizzano nell’esercizio dell’azione disciplinare, secondo moduli ordinamentali e organizzativi sconosciuti ai più e che, al contrario, appare utile conoscere per una piena consapevolezza delle responsabilità e delle garanzie di ogni magistrato in questo settore delicatissimo. L’esame dei principali snodi del procedimento disciplinare verterà in seguito sulle modalità di svolgimento delle attività di indagine fino alla loro chiusura, con particolare riferimento alle prassi operative della Procura Generale, al ruolo del “difensore” ed ai diritti processuali dell’ ”incolpato”. Una specifica sessione riguarderà il dibattimento presso la Sezione disciplinare del CSM, la natura della sentenza in conseguenza emessa e l’eventuale sua impugnazione di fronte alle Sezioni Unite, con particolare attenzione alle questioni tutt’ora aperte e problematiche. Sarà oggetto di specifico approfondimento la regola dettata dall’art.16 del d.lgs. n.109 del 2006, che sancisce l’osservanza, nelle attività d’indagine, delle norme del codice di procedura penale “in quanto compatibili” con il procedimento disciplinare, nonché il rapporto tra quest’ultimo procedimento e il giudizio penale, nell’ottica di individuare i possibili punti di equilibrio tra la necessaria speditezza della risposta disciplinare e le ineludibili garanzie difensive dell’incolpato. Garanzie difensive condizionate dalla complessiva struttura del procedimento, connotato da significativi profili di natura inquisitoria, nonché, nella fase dei primi sommari accertamenti, da residui di impronta amministrativa e che, pertanto, devono essere salvaguardate. In questa prospettiva, saranno oggetto di scrupoloso esame le istanze teoriche ed applicative che aspirano ad una reale e compiuta “giurisdizionalizzazione” di questo contenzioso peculiare, non solo per la delicatezza dei suoi contenuti e la singolarità dei suoi destinatari, ma anche per la rilevanza sociale delle sue ricadute. Il corso mira dunque anche ad una analisi della compatibilità di queste istanze con l’impianto di tipo inquisitorio del procedimento ed a promuovere una discussione collettiva sul valore della pubblicità della giurisdizione disciplinare a fronte del regime del segreto e sul riconoscimento e sulla portata dei diritti fondamentali processuali del cittadino magistrato a fronte del suo dovere inalienabile di adempiere alle funzioni pubbliche affidate con disciplina ed onore.
Caratteristiche del corso:


Caratteristiche del corso: 

Area: comune
 

 

Organizzazione: Scuola superiore della magistratura; durata: quattro sessioni (due giorni e mezzo); metodologia: mista (relazioni frontali, gruppi di lavoro, eventuale tavola rotonda); numero dei partecipanti: novanta; composizione della platea: ottantacinque magistrati ordinari e cinque avvocati.

Eventuali incompatibilità: nessuna. 

Sede e data del corso: Aula virtuale Microsoft Teams, 2 dicembre 2020 (apertura lavori ore 15.00) – 4 dicembre 2020 (chiusura lavori ore 13.00).