Formazione permanente Torna Indietro
P21044 Algoritmi e giustizia predittiva



Per “giustizia predittiva” si intende la possibilità di prevedere l’esito di un giudizio tramite algoritmi matematici, e quindi di valutare le chance di fondatezza /infondatezza di un problema giuridico in rapporto ad una specifica questione di fatto e/o di diritto controversa, elaborando i dati giudiziari completi, aggiornati e disponibili. Poiché ormai in tutti gli ambiti scientifici l’utilizzo dell’intelligenza artificiale è una realtà assestata, è corretto quindi domandarsi se, e con quali limiti, anche in ambito processuale possa avere spazio la “giustizia predittiva”, alla luce di tali evoluzioni.

Punto fermo di ogni ragionamento sulla “giustizia predittiva” è certamente il principio del giusto processo (art. 111 Cost. e art. 6 CEDU) che applicato in concreto all’ambito di cui si discute, dovrebbe suggerire l’adozione di algoritmi che siano in grado di riprodurre autonomamente tutti gli elementi che contribuiscono a rendere un procedimento giudiziario equo e giusto, come ad esempio, l’indispensabile diritto al “contraddittorio”. Una nota decisione del Consiglio di Stato ha affrontato la questione del diritto di “accesso” delle parti interessate all’algoritmo (Consiglio di Stato, sez. VI, sentenza 8 aprile 2019, n. 2270). In estrema sintesi, i giudici hanno affermato che il collegio giudicante può indagare sulla “…correttezza del processo automatizzato in tutte le sue componenti”. L’uso di algoritmi – in particolare analizzando i dati elaborabili dai sistemi giudiziari – influisce non poco sulla questione dei “tempi della giustizia” sia in ambito civile che in ambito penale. Non mancano poi chiare problematiche etiche, quali quelle delineate nella Carta etica europea sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale nei sistemi giudiziari e negli ambiti connessi adottata dalla CEPEJ nel corso della sua 31 ͣ Riunione plenaria (Strasburgo, 3-4 dicembre 2018).

Negli Stati Uniti, nel settore penale, gli algoritmi predittivi sono utilizzati stabilmente per calcolare il rischio di recidiva, specie nella fase preliminare del giudizio per la determinazione della cauzione, nella fase decisoria per la valutazione della possibile ed eventuale definizione del giudizio di “probation” (una sorta di messa alla prova), nonché nella fase esecutiva per la valutazione della concessione di una sorta di liberazione condizionale. In ambito europeo si comincia a sperimentare lo studio degli strumenti di lavoro quale supporto per le professioni legali e, in taluni casi, si comincia a sperimentare anche una sorta di intelligenza artificiale che sia in grado di sostituirsi al giudice nella soluzione del caso: si pensi ad un algoritmo sviluppato dalla University College di Londra e dall’Università di Sheffield, in grado di predire le decisioni della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo con un grado di precisione pari al 79%.

Tutti concordano sulla inadeguatezza dei tempi di risposta rispetto alla domanda di giustizia, richiamando a vario titolo una pacifica violazione del richiamato articolo 111 della Costituzione e dell’articolo 6 Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). Un primo criterio di riferimento potrebbe essere determinato a livello giurimetrico con l’analisi del tasso di resistenza/istruttoria riferito agli altri gradi di giudizio, rispetto al primo. In questo specifico quadro di riferimento va inquadrato il concetto della “prevedibilità della sentenza” e quindi di certezza del diritto. Il sistema giudiziario italiano può poi contare su una rilevante quantità di banche dati giurisprudenziali sia a livello locale che a livello centrale come il Centro elettronico di documentazione (CED) della Corte di Cassazione. La discussione dovrebbe essere perciò concentrata e sviluppata sul tema centrale dati qualificanti (dataset) e il potenziale modello algoritmico utilizzabile in concreto in grado di fornire all’utente elementi utili a valutare la probabilità di accoglimento della questione giudiziaria che si sta istruendo. Infine, il tema implica la esigenza di ammodernamento delle tecniche di comunicazioni e in particolare della “rete” giustizia onde garantire il più efficace utilizzo delle tecnologie informative disponibili.

 

Caratteristiche del corso:

 

Area: comune

Organizzazione: Scuola Superiore della Magistratura, in collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli; durata: quattro sessioni (due giorni e mezzo); metodologia: mista (relazioni frontali, dibattito, gruppi di lavoro ed eventuale tavola rotonda); numero complessivo dei partecipanti: centoventi; composizione della platea: ottantacinque magistrati ordinari giudicanti penali e civili e trentacinque magistrati requirenti.

 

Eventuali incompatibilità: nessuna.

Sede e data del corso:  Online su piattaforma Microsoft Teams 9 giugno 2021 (apertura lavori ore 15.00) – 11 giugno 2021 (chiusura lavori ore 13.00).