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P21063 Dalla giustizia sanzionatoria alla giustizia riparativa



Il dibattito sulla giustificazione e sullo scopo della pena – di quella detentiva in specie – rappresenta uno dei percorsi più tradizionali e affascinanti della cultura penalistica, che pone ineludibili quanto cruciali domande di fondo, attorno alle quali ruota la stessa ragion d’essere del diritto e del processo penale, nonché dell’istituzione penitenziaria. La Scuola Superiore della Magistratura ritiene importante promuovere un momento di riflessione sul significato ultimo della giustizia penale; una riflessione che non ha solo un valore culturale ma che serve a comprendere tendenze e innovazioni del sistema penale, alcune delle quali recepite normativamente.

Anche attraverso apporti di discipline diverse da quelle giuridiche – la storia, la filosofia, la sociologia e la criminologia – nel presente corso si considererà come alla crisi dell’idea della retribuzione abbia fatto seguito una crisi dell’idea della prevenzione, generale e speciale. Mentre si scommette su strategie preventive che seguono percorsi extra-penali (si pensi al crescente ruolo di misure di natura amministrativa, ad esempio nei settori dell’anticorruzione e dell’antimafia), la pena carceraria è in crisi e in discussione, come mostra una ricca letteratura nel contesto italiano e internazionale. Se è vero che, in epoca di panpenalismo e populismo penale, punire è una “passione contemporanea” – per usare l’espressione che dà il titolo a un recente e fortunato libro di un antropologo francese – è anche vero che il carcere si presenta sempre più come un’istituzione controversa e in grado di produrre danni in non pochi casi maggiori dei benefici, per l’individuo e per la società. Esso genera disuguaglianza ed emarginazione sociale, riguardando spesso le fasce più marginali della società (tossicodipendenti, immigrati irregolari, autori di reati di strada). Il carcere continua a rappresentare un’istituzione irrinunciabile – per esigenze di difesa sociale nei confronti degli autori di reato la cui pericolosità richiede di essere neutralizzata – ma sembra non più al passo con i tempi e, in particolare, con l’odierna sensibilità per il rispetto dei diritti fondamentali e per la dignità umana. Lo testimonia, in modo esemplare, l’ambiente culturale oggi critico nei confronti dell’ergastolo, specie di quello ‘ostativo’. 

In questo contesto sembra farsi lentamente strada la prospettiva di un cambio di paradigma: il lento, graduale abbandono dell’inscindibile, ancestrale, nesso tra pena e sofferenza, che è radicato da millenni nella nostra cultura e affonda le radici nell’idea della vendetta. Una controspinta rispetto a questo processo è d’altra parte rappresentata dal populismo penale, che a livello globale invoca più pena e più carcere (la certezza della pena è ormai nel dibattito pubblico certezza del carcere). Senonché proprio il populismo penale, quasi paradossalmente, contribuisce oggi a promuovere una nuova considerazione della vittima nella giustizia penale, che risulta involontariamente funzionale a una mutata concezione della pena e della giustizia. Si fa strada sempre più negli ultimi anni – anche nei manuali di diritto penale – l’idea della giustizia riparativa, che mette al centro il rapporto tra il reo e la vittima: la riparazione del male inferto con il reato attraverso un itinerario che, attraverso l’imprescindibile rituale satisfattivo del processo, e l’attività di mediazione, consenta una ricomposizione del conflitto. 

La giustizia riparativa non sembra porsi come modello alternativo alla giustizia sanzionatoria, bensì come un modello complementare, che apre nuovi scenari in rapporto all’intero sistema in grado di ridimensionarne quantitativamente e qualitativamente il carattere afflittivo.

Il più importante luogo normativo di un simile percorso è rappresentato, oltre che dalla giustizia minorile – tradizionalmente più incline alla logica del perdono e della riconciliazione –, e dalla giustizia del giudice di pace, dall’istituto della sospensione del procedimento con messa alla prova dell’imputato, che prevede, tra i suoi contenuti, la mediazione tra reo e vittima. Proprio l’esperienza applicativa di questo nuovo istituto sarà vagliata per toccare con mano l’attualità e le prospettive dalla giustizia riparativa nel sistema penale.

Attraverso appositi gruppi di lavoro, si promuoverà infine il confronto tra i magistrati con diverse funzioni, mettendo a frutto l’esperienza di un progetto internazionale sulla giustizia riparativa (Re-Justice) che vede coinvolta la Scuola assieme ad università e scuole della magistratura di altri paesi europei.

Caratteristiche del corso:

Area: penale

Organizzazione: Scuola superiore della magistratura; durata: quattro sessioni (due giorni e mezzo); metodologia: mista (relazioni frontali, dibattito, gruppi di lavoro ed eventuale tavola rotonda); numero complessivo dei partecipanti: novanta; composizione della platea: ottantacinque magistrati ordinari con funzioni penali e cinque avvocati.

Eventuali incompatibilità: nessuna.

Sede e data del corso: Blended Online Piattaforma Teams e Napoli Castel Capuano, 14 luglio 2021 (apertura lavori ore 15.00) – 16 luglio 2021 (chiusura lavori ore 13.00).