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P21055 Le criticità del sistema giustizia: dall'irragionevole durata del processo all'ingiusta detenzione



Il corso, con l’intento di realizzare una ricostruzione in chiave sistematica della giurisprudenza di legittimità in materia, intende presentare i principali orientamenti relativi a due settori che rappresentano alcune delle maggiori criticità del sistema giustizia, quali l’equa riparazione per l’irragionevole durata del processo (l. n. 89 del 2001, c.d. legge Pinto) e la riparazione per l’ingiusta detenzione (art. 314 e 315 c.p.p.). Si tratta di due ambiti, talvolta trascurati del contenzioso, che spesso sono affrontati in maniera frammentaria, sulla spinta derivante dalla necessità di risolvere un ampio numero di controversie apparentemente seriali.

Entrambi devoluti alla competenza delle corti d’appello, i due ambiti rivestono un primario rilievo per l’ordinamento, non solo per l’impatto che hanno sulle finanze dello Stato, e gli eventuali risvolti di responsabilità contabile e disciplinare per il magistrato, ma anche per la loro incidenza sui principi costituzionali del "giusto processo" (artt. 24 e 111 Cost., art. 6 CEDU) e della tutela della libertà personale (art. 13 Cost. e art. 5 CEDU) nonché sull'efficienza complessiva del sistema giustizia, senza trascurare, di riflesso, l’impatto sull'organizzazione degli uffici.

A fronte delle modifiche normative che, nell'ultimo ventennio, hanno contribuito a creare e riconfigurare i contenuti dell'indennizzo per l'eccessiva durata delle liti giudiziali (d.l. 83 del 2012, convertito con la l. 134 del 2012, che ha introdotto correttivi al rimedio interno, anche volti a porre un freno a comportamenti speculativi, il successivo d.l. 35 del 2013, che ha immesso altri limiti legati all'indennizzo, relativi al suo conseguimento in via esecutiva, l'ulteriore modifica introdotta con l. 208 del 2015 che, tra l'altro, ha abbassato l'entità dell'indennizzo e imposto alla parte lesa dall'eccessiva durata l'utilizzo di rimedi sollecitatori come condizione di procedibilità della successiva azione per ottenerlo) si sono susseguiti senza sosta gli interventi nomofilattici (da ultimo, tra le altre, Cass., S.U., n. 19883 del 2019) e di costituzionalità (tra cui v. Corte cost., 10 luglio 2019, n. 169, con riferimento al processo penale, e Corte cost., 5 febbraio 2020, n. 12 riguardo alla non applicabilità della stessa ai procedimenti di liquidazione coatta amministrativa), sulla legge Pinto, nel tentativo di tenere allineate le regole interne al reticolo multilivello di tutela dei diritti, nel rispetto dei principi convenzionali europei. Faticosa e continua è dunque l’opera di raccordo che spetta all’interprete.

Saranno affrontati, tra gli altri argomenti, i temi legati al termine di decadenza per la proposizione del ricorso, le condizioni di proponibilità della domanda di equa riparazione, la durata “ragionevole” del giudizio presupposto, la presunzione di insussistenza del pregiudizio da irragionevole durata del processo, il diritto all’indennizzo e la sua misura.

Riguardo alla regolamentazione del procedimento di riparazione per l’ingiusta detenzione, il legislatore si limita a fissare i termini per la proposizione della domanda, il giudice competente a decidere l’entità massima liquidabile, richiamando, nei limiti della compatibilità, le norme sulla riparazione dell’errore giudiziario. In ordine ai criteri di determinazione del quantum debeatur, il parametro «equitativo», che compare nell’art. 314, comma 1, c.p.p., non è riempito in alcun modo di significato. Le lacune normative emergenti dall’architettura processuale dell’istituto hanno pertanto indotto il giudice di legittimità a rivestire un significativo ruolo di «supplenza». Si tratterà dei presupposti dell'indennizzo (comportamento gravemente colposo o doloso che abbia contribuito eziologicamente all'adozione e mantenimento della misura cautelare) e delle differenze tra ingiustizia formale e sostanziale. Anche in questo ambito, pertanto, saranno affrontati, con taglio pratico, i principali snodi della materia attraverso un confronto diretto tra merito e legittimità.

Caratteristiche del corso:

Area: comune

Organizzazione: Scuola superiore della magistratura; durata: quattro sessioni (due giorni); metodologia: mista (relazioni frontali, seguite da discussione ed eventuale tavola rotonda); numero complessivo dei partecipanti: duecento; composizione della platea: centottanta magistrati ordinari, di cui quaranta magistrati di legittimità, novanta magistrati con funzioni di appello, cinquanta pubblici ministeri e venti avvocati.

Eventuali incompatibilità: nessuna.

Sede e data del corso: aula virtuale, corso da remoto con modalità webinar, 28 giugno 2021 (apertura lavori ore 9.00) – 29 giugno 2021 (chiusura lavori ore 17.00).

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