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P24007 Il sistema delle fonti e il principio di legalità



Tradizionalmente, il principio di legalità riceve nell’esperienza giuridica un significato e una portata diversa a seconda che esprima il primato della legge come manifestazione della sovranità del popolo oppure si limiti a nominare la subordinazione al diritto da chiunque posto. Nel primo significato, principio di legalità si distingue da Stato di diritto e prevale come principio su quello evocato dall’altro; nel secondo significato, esso diventa sinonimo o al più momento interno dello Stato di diritto. Diversa, anche se collegata, è la distinzione tra legalità formale e legalità sostanziale.

Tale assetto deve tuttavia fare i conti con l'attuale sistema complesso e frammentato delle «fonti del diritto».

Si considerino, al riguardo, sul piano interno, gli effetti derivanti dalla previsione di una potestà legislativa regionale e il ruolo crescente della giurisprudenza costituzionale, che è condizionata ma a sua volta condiziona il regime delle fonti. Sotto altro profilo, si deve tener conto dei rapporti tra l’ordinamento dell’Unione europea e quello interno, che trovano disciplina negli artt. 11 e 117, comma 1, Cost., cui deve affiancarsi, sempre sul piano sovranazionale ma con diversa valenza, il sistema derivante dalla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e la lettura dei rapporti con l'ordinamento nazionale offerta dalla Consulta a partire dalle pronunce n. 348 e 349 del 2007 (portata sub-costituzionale, con la conseguenza che la norma nazionale incompatibile con la norma della Convenzione e dunque con gli «obblighi internazionali» di cui all’art. 117, comma 1, Cost. viola quest’ultimo parametro, dando luogo a un rinvio mobile alla norma convenzionale di volta in volta conferente, che dà vita e contenuto a quegli obblighi internazionali evocati dall’art. 117 e, con essi, al parametro stesso).

Tale riflessione non può poi prescindere dal richiamo alle fonti non vincolanti di soft law, che possono essere il frutto delle iniziative, private o pubbliche, individuali o collettive, più diverse.

Tutto questo ha delle evidenti ricadute sull'attività interpretativa, mettendo in crisi il concetto tradizionale del principio di legalità. Il giudice, in tal senso, e sempre più spesso chiamato a ricomporre i frammenti della norma da applicare al caso concreto, attingendoli da fonti dello stesso o di altri livelli, interne ed esterne, aumentando le sue responsabilità.

Il corso intende affrontare i problemi che gli operatori del diritto si trovano quotidianamente dinanzi nell'applicare il diritto. Attenzione specifica sarà dedicata sia alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e alla sua applicazione da parte della Corte di giustizia sia alla Convenzione europea e alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo.

Caratteristiche del corso:

Area: comune

Organizzazione: Scuola superiore della magistratura; durata: quattro sessioni; metodologia: a fianco di relazioni frontali, concepite in termini di presentazione dialogica dei temi e seguite da dibattito, saranno di norma previsti lavori tra gruppi ristretti di partecipanti con esame di casistica; numero complessivo dei partecipanti: novanta in presenza e trenta online; composizione della platea: centocinque magistrati ordinari con funzioni civili e penali, cinque magistrati onorari, cinque avvocati e cinque magistrati militari

Eventuali incompatibilità: saranno postergati rispetto ad ogni altro richiedente coloro che risultino essere stati ammessi al corso P23004

Sede e data del corso: Scandicci, Villa di Castel Pulci, 14 febbraio 2024, (apertura lavori ore 15.00) - 16 febbraio 2024 (chiusura lavori ore 13.00).