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P24018 Il lavoro del magistrato: dall’ordinamento giudiziario al benessere organizzativo



La legge n. 71 del 2022 contiene la riforma dell'ordinamento giudiziario e del CSM. Accanto all’introduzione di nuove norme, immediatamente precettive, in materia ordinamentale, organizzativa e disciplinare, di eleggibilità e ricollocamento in ruolo dei magistrati e di costituzione e funzionamento del Consiglio superiore della magistratura, la legge si compone di un'ampia delega al Governo per riformare l’intero sistema.
Oltre allo status dei magistrati, la riforma incide sull'organizzazione degli uffici di giurisdizione e all'incompatibilità di sede, le funzioni della Scuola superiore della magistratura, gli illeciti disciplinari dei magistrati, il cui elenco viene integrato con nuove condotte e in relazione ai quali sono introdotti due nuovi istituti: l'estinzione dell'illecito e la riabilitazione, il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa. Specifiche previsioni riguardano inoltre l'efficienza del sistema giudiziario e la celere definizione delle controversie. Si tenterà un primo studio della disciplina e dei limiti del passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa, oggetto di studio da parte della Terza commissione del CSM.
Una ampia sessione riguarderà il tema del benessere lavorativo all’interno delle organizzazioni, strettamente dipendente dalle modalità di esercizio della leadership e dal modello di autorità rappresentato nei momenti decisionali che si riverberano nella rete dei rapporti quotidiani all’interno dell’ambiente di lavoro. Il benessere, espressamente regolamentato dal CSM, quale connotato dell’organizzazione esprime quella ricerca di equilibrio stabile nelle relazioni orizzontali e verticali nell’ufficio.
Si tratta della capacità di una organizzazione di promuovere e mantenere il più alto grado di benessere fisico, psicologico e sociale dei lavoratori in ogni tipo di occupazione, per tutti i livelli e i ruoli, attraverso gli strumenti della “motivazione”, della “collaborazione”, del “coinvolgimento”, della “partecipazione nelle scelte e decisioni”, della “flessibilità”, così che il benessere mentale e fisico dei lavoratori si traduca in soddisfazione per l’utenza e, quale traguardo ultimo, nell’aumento della produttività.
Militano in senso opposto i fattori che creano stress, come i carichi di lavoro insostenibili, le difficoltà di stare al passo con l’evoluzione normativa e tecnologica, la necessità di organizzare il proprio lavoro per assicurare la durata ragionevole del processo, le difficoltà di conciliare l’attività lavorativa e la vita personale, la mancanza di risorse e le criticità relazionali.
L’attenzione della magistratura è stata tradizionalmente indirizzata agli aspetti gestionali dell’organizzazione, attraverso prospettive spesso divergenti: da un lato la necessità dell’innovazione tecnologica, dall’altro, come attestano le ultime delibere del Consiglio Superiore dell’anno 2023, la difesa della dignità del lavoro del magistrato e l’esigibilità dei carichi di lavoro.
L’approccio manageriale assimila il servizio-giustizia ad un procedimento in grado di garantire un prodotto valutabile e propone un cambiamento di prospettiva: l’attività giurisdizionale viene inserita nelle relazioni che l’organizzazione giudiziaria intrattiene con i soggetti interessati al prodotto-giustizia, con l’utenza in primo luogo. Questo progressivo mutamento produce una pressione nel corpo delle relazioni umane tra operatori, non facilmente sostenibile senza un’adeguata formazione.
Si percepisce una forte ritrosia del magistrato italiano a mutare il proprio DNA, spostando la prospettiva del giudice, che tradizionalmente individua dietro ad ogni controversia, processo o istanza, la posizione di un uomo, verso una cultura manageriale, schiacciata sui risultati, i flussi e le perfomances. Questa contrapposizione è ancora più evidente in alcuni settori (famiglia, protezione internazionale, diritti fondamentali), nei quali è richiesta la capacità di immedesimarsi in un'altra persona, come elemento anche filosofico e giuridico che si aggiunge alla ragione e alla logica.
Il corso si propone di esaminare le questioni di maggiore interesse e di attualità della materia (temi organizzativi, valutazioni di professionalità, conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi, responsabilità disciplinare, mobilità dei magistrati, incarichi extragiudiziari, uguaglianza di genere, comunicazione istituzionale), ma soprattutto di esplorare la compatibilità tra l'osservanza scrupolosa delle norme e la compassione generata dai fatti, il tutto rispetto ai nuovi standard di produttività richiesti dal PNRR ed il parametro del benessere organizzativo.

Caratteristiche del corso:

Area: comune

Organizzazione: Scuola superiore della magistratura; durata: quattro sessioni; metodologia: a fianco di relazioni frontali, concepite in termini di presentazione dialogica dei temi e seguite da dibattito, saranno di norma previsti lavori tra gruppi ristretti di partecipanti con esame di casistica; numero complessivo dei partecipanti: novanta in presenza e trenta online; composizione della platea: cento magistrati ordinari con funzioni civili e penali, venti magistrati onorari.

Eventuali incompatibilità: nessuna

Sede e data del corso: Scandicci, Villa di Castel Pulci, 18 marzo 2024, (apertura lavori ore 15.00) - 20 marzo 2024 (chiusura lavori ore 13.00).