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P24005 La disciplina delle intercettazioni



La disciplina delle intercettazioni di comunicazioni interpersonali, da sempre al centro di controversie politiche e di serie questioni tecniche (almeno in punto di prassi applicative), ha subito negli ultimi anni una eccezionale spinta evolutiva, che si è risolta in una disordinata sequenza di arresti giurisprudenziali ed interventi normativi. Le ragioni della sua instabilità sono da ricercarsi paradossalmente nell’eccezionale efficacia di questo strumento di indagine, da sempre risolutivo per il disvelamento di buona parte degli illeciti penali ed indispensabile mezzo di prova a disposizione dell’accusa nell’agone processuale. Non esiste alcun modo – fatta eccezione per la confessione, che ha un’incidenza statistica di gran lunga inferiore – più diretto ed inoppugnabile per accertare la commissione di un reato di quello di portare al Tribunale la registrazione della voce o delle immagini del reo colto mentre porta a termine la condotta illecita o ne parla a terzi.

Il progresso delle tecniche digitali ed informatiche ha messo a disposizione nuovi strumenti intrusivi (basti pensare al captatore informatico) e nuove possibilità di gestione dei dati, moltiplicando negli inquirenti l’impressione di trovarsi proiettati direttamente sulla scena del crimine; parallelamente, sono cresciuti i timori per la inedita capacità intrusiva di tali strumenti, ormai così sofisticati da spingere qualcuno ad interrogarsi sulla tenuta del sistema costituzionale di protezione dei diritti personalissimi. È divenuta dunque centrale l’esigenza di trovare un punto di equilibrio tra esigenze di accertamento dell’illecito penale ed esigenze di riservatezza e di libertà dei cittadini, cui si sono aggiunte preoccupazioni contingenti del ceto politico anche in relazione alla diffusione incontrollata degli esiti delle intercettazioni attraverso il circuito mediatico, soprattutto quando le captazioni riguardano conversazioni inerenti ad argomenti diversi da quelli oggetto di indagine e persino di soggetti estranei alle stesse. Ne è sortita una riforma legislativa dell’istituto che ha suscitato perplessità ed ha diviso profondamente dottrina, esponenti della magistratura e del foro. Sono stati dunque incentivati nuovi interventi legislativi, anche riguardo alla gestione dei dati acquisiti dopo le operazioni tecniche di ascolto e documentazione. Lo scaglionamento di efficacia delle varie norme riformatrici, più volte rinnovato, ha finito con l’accentuare la confusione e le difficoltà interpretative ed applicative della disciplina. In questo quadro, fa notizia anche il perdurante silenzio legislativo su profili essenziali dell’indagine con mezzi telematici, primo fra tutti quello delle videoriprese, che ancora si regge sulla partizione fra luoghi di privata dimora e luoghi pubblici o aperti al pubblico, e sulla distinzione pretoria tra comunicazioni non verbali e comportamenti non comunicativi. Nei primi giorni del 2020 è andato a compimento il disegno avviato con la legge di riforma del sistema penale (n. 103 del 2017), portatrice di regole analitiche e di una delega in materia di intercettazioni, attuata con il decreto legislativo n. 216 del 2017, e comunque seguita da ulteriori interventi di riforma, anche dal segno dissonante rispetto alle spinte per una riduzione del ricorso a metodi intrusivi di indagine (si pensi in particolare alla legge n. 3 del 2019 ed all’estensione del ricorso al captatore informatico per i delitti contro la pubblica amministrazione). Dunque, al di là dell’esigenza di aggiornare lo stato della dottrina e della giurisprudenza (anche sovranazionale) sulle principali questioni giuridiche in atto, al di là dell’opportunità di informare inquirenti e giudici sulle modalità tecniche di funzionamento dei nuovi strumenti di intercettazione, il corso rappresenterà un’occasione per fare il punto sull’attuazione della travagliata disciplina pervenuta ad una completa attuazione. Un confronto che spazierà dai temi propriamente giuridici alle questioni tecniche ed organizzative poste, specie per le Procure, dalla normativa in vigore.

Particolare attenzione sarà poi dedicata alle tematiche dei tabulati telefonici e del cosiddetto pedinamento informatico, al centro di recenti interventi giurisprudenziali e conseguenti discussioni in dottrina.

Caratteristiche del corso:

Area: penale

Eventuali incompatibilità: saranno postergati rispetto ad ogni altro richiedente coloro che risultino essere stati ammessi al corso P23026.

Organizzazione: Scuola superiore della magistratura; durata: quattro sessioni; metodologia: a fianco di relazioni frontali, concepite in termini di presentazione dialogica dei temi e seguite da dibattito, saranno di norma previsti lavori tra gruppi ristretti di partecipanti con esame di casistica; numero complessivo dei partecipanti: novanta in presenza e trenta online; composizione della platea: centodieci magistrati ordinari con funzioni penali, quindici avvocati e cinque magistrati militari.

Sede e data del corso: Napoli, Castel Capuano, Piazza Enrico De Nicola, 7 febbraio 2024, (apertura lavori ore 15.00) - 9 febbraio 2024 (chiusura lavori ore 13.00).

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